Storia del Comune
Etimologia
Studi recenti fanno risalire il suo toponimo all’unione di Mons e Fusculi (Monte di Foscolo). Foscolo sarebbe un personaggio romano o longobardo che per primo avrebbe posseduto il monte o fondato il castello. Tale ipotesi fa perdere di consistenza quella che collegava la nascita di Montefusco all’antica Fulsulae, distrutta dal console Fabio Massimo, oppure ad altre più fantasiose di sapore seicentesco come Monte Fosco.
Fondazione
L’esatta collocazione della fondazione di Montefusco in un preciso momento storico tuttora rimane avvolta nel mistero. Solo approfonditi studi nell’ambito di più campi, come quello archeologico, potrebbero probabilmente far luce sulla questione.
Anche se insediamenti umani nel territorio della montagna di Montefusco risalgono alla preistoria, la sua esistenza in età romana è attestata da reperti ancora esistenti (diploma romano in bronzo conservato presso il Museo di Reggio Calabria, monete, e da epigrafi su cippi sepolcrali, questi ultimi attualmente conservati nel cortile del Palazzo comunale, o materiali utilizzati nella fabbrica di altri edifici. Alcune testimonianze se ne possono vedere nelle chiese come quella di San Giovanni del Vaglio).
Per tracciare la storia di Montefusco fino all’età longobarda, periodo in cui ebbe inizio la sua ascesa a centro di notevole importanza per diversi secoli, si incontrano non poche difficoltà in assenza di fonti scritte, e non solo. Ma è pur vero che non si è lontani dalla realtà se si asserisce che sulla cima del monte vi fossero già stati insediamenti precedenti alla venuta dei Longobardi.
Cenni storici
Montefusco si trova ad una altitudine di 707 metri dal livello del mare.
Quello che per noi oggi è un osservatorio naturale su un panorama mozzafiato non sfuggì ai Longobardi che seppero sfruttare valorizzando il potenziale strategico della sua posizione geografica.
Infatti Montefusco presentava requisiti importanti per quel passato: rappresentava una fortezza naturale in quanto ubicata in una posizione strategica dalla quale era possibile attaccare i nemici o difendersi da essi. In più Montefusco era ricca di sorgenti d’acqua.
La tradizione storica fa risalire ai Longobardi nel IX secolo la fortificazione delle mura ed un primo insediamento, molto probabilmente su un precedente castrum, quello che diventerà poi un vero e proprio castello.
Montefusco, come anche altri paesi della zona, fu inserito nella cerchia a difesa del Ducato di Benevento, rientrando nella politica di incastellamento che le incursioni – soprattutto dei Saraceni e Bizantini ma anche le stesse lotte tra i Longobardi – resero necessaria.
La vicinanza a Benevento fu, pertanto, un altro fattore importante della sua importanza, e, quando nell’849, il Principato longobardo di Benevento si scisse da quello di Salerno in due Principati rivali tra loro, Montefusco iniziò ad avere un ruolo sempre più strategico che la porterà, nei secoli successivi, ad assurgere il ruolo di capitale del Principato Ultra.
Con l’arrivo dei Normanni Montefusco entra nelle fonti scritte delle Cronache dello storico Falcone Beneventano del 1114, ed il suo castello era già descritto come ingens (grande) e come realtà politica, militare già strutturata.
Ciò succedeva a pochi anni dalla caduta dell’antico Principato Longobardo che perdendo la sua capitale Benevento, entrata nel dominio papale, vide tutto il suo ex territorio annesso al Principato Longobardo di Salerno prendendo il nome di Provincia di Principato e terra Beneventana.
Montefusco fu sede di un Connestabile a capo di una guarnigione che vi amministrava la giustizia e controllava le zone interne. I Normanni ne dovettero ampliare il castello, anche se a tale riguardo si è avanzata l’ipotesi che quello attuale fosse stato proprio edificato da questi ultimi, mentre i Longobardi avrebbero fortificato la zona chiamata Seggio dove si può ancora ammirare una torre, Torre Riola, in quanto da quel luogo si poteva controllare meglio tutta la valle beneventana.
I Normanni avrebbero edificato, invece, un castello in una zona più alta e in quel tempo fuori dal centro abitato. L’area di cui faceva parte era più ampia e comprendeva anche l’attuale Monastero delle Suore Domenicane: le mura perimetrali presentano tuttora tracce di fortificazione e sempre nell’area del castello (l’attuale casa comunale) sorgevano ed Ë ancora presente in tutto il suo splendore la Chiesa di San Giovanni del Vaglio (da Balium militum espressione della bassa latinità che significa appunto castello) che sarà successivamente elevata a Chiesa Palatina. Un tempo utilizzata come cappella per le guarnigioni del castello.
Nel 1130 con Ruggero II, Montefusco divenne castello regio, ruolo riservato alle fortezze importanti dal punto di vista strategico-militare e sembrerebbe sia stata dimora temporanea di Papi e re.
Il periodo normanno, nonostante a dir poco turbolento dal punto di vista militare, presentava una società già vivace e stratificata con la presenza di giudici, notai, associazioni religiose, come la Confraternita di Santa Maria, una delle più antiche del Meridione.
Con la dominazione sveva Montefusco crebbe d’importanza. Federico II volle fortificare i centri in prossimità di Benevento, enclave dello stato pontificio, e, naturalmente, Montefusco si trovò in prima linea: nel 1239 fece restaurare il castello autorizzando, nel 1240 lo scavo di una cisterna per l’approvvigionamento delle acque (si tratta della cisterna situata sotto l’attuale Piazza, più conosciuta come pozzo di San Giovanni).
Inoltre, dispose che fosse stanziata una vera e propria guarnigione per fronteggiare meglio l’esercito papale in caso di necessità.
In quegli anni risiedeva stabilmente il giustiziere di Principato e Terra Beneventana e diversi erano i montefuscani che si trovarono a ricoprire prestigiosi incarichi nelle province del Regno.
La trasformazione da castrum a civitas era ormai avviata in pieno quando gli angioini con Carlo d’Angiò la dichiararono ‘in perpetuum’ terra demaniale e regia, e nell’ottica di una più efficiente amministrazione del Regno divisero il Principato di Salerno (l’antico Principato Longobardo) in Citra ed Ultra. Salerno rimase a capo del Principato Citra e Montefusco fu nominata capoluogo di Principato Ultra con Sede della Regia Udienza Provinciale, al vertice di un vasto territorio che comprendeva grosso modo le attuali province di Avellino e Benevento. Questo accadeva nel 1284, ancora una volta la sua posizione geografica al centro delle due province e la vicinanza a Benevento furono tra i fattori determinanti di questa scelta.
Con gli Aragonesi, soprattutto Ferdinando I continua il rapporto privilegiato di Montefusco con le diverse case regnanti, da questi ultimi ricever‡ doni e gratificazioni, come esenzioni di franchigie, o nel 1460 il privilegio di apporre il simbolo reale, la corona, sul gonfalone della città. Ci furono riparazioni al castello, che iniziò a perdere le sembianze di fortilizio (fu anche ampliata la Chiesa Palatina di San Giovanni del Vaglio).
La presenza della Regia Udienza insieme a quella del Preside (detto anche viceré) che qui dimorava, comportarono un pullulare di funzionari, avvocati, giudici e militari. La Regia Udienza aveva facoltà di giudicare le cause civili, penali e militari ma non quelle feudali e demaniali. Con il vice Reame anche Montefusco risentì i contraccolpi della dominazione spagnola, anche se a fine XVI secolo i suoi traffici commerciali incrementarono grazie alla sistemazione della strada Napoli-Avellino-Ariano-Foggia che attraversava e attraversa ancora oggi il territorio montefuscano in località Serra.
Prime consistenti nubi iniziano ad addensarsi all’orizzonte del capoluogo di Principato quando fu coinvolto nella rivolta di Masaniello, e come se non bastasse fu colpito da una pestilenza nel 1656 e in seguito da un rovinoso terremoto nel 1688 nonché da continue lagnanze dei funzionari del Tribunale che vivevano a Montefusco per la poca ‘comodità’ del luogo. Il tutto viene riportato anche da un noto giureconsulto del tempo, Eliseo Danza. Furono prodromi di un principio di decadenza che attraverserà il settecento fino ad avere il suo epilogo agli inizi dell’ottocento quando i francesi, nel 1806 trasferirono il capoluogo di Principato ad Avellino cosa che di fatto avvenne nel 1816, e la Regia Udienza diventò Intendenza.
Quelle caratteristiche che avevano fatto la fortuna di Montefusco nel passato ora si presentavano come un ostacolo alle esigenze di modernizzazione che i nuovi tempi richiedevano. Il carcere continuò la sua esistenza fino al 1923 anno della sua definitiva chiusura. Nel periodo delle due guerre Montefusco oltre ad essere occupata per un certo periodo dalle truppe tedesche, fu luogo di confino per numerose persone, uomini ma anche donne provenienti un poí da tutta Italia che si opponevano al Regime. Fu anche rifugio per tanti sfollati da Napoli e provincia.
History
According to the historical tradition, in the IX century the Lombards fortified the walls of a pre-existing castrum making Montefusco a real castle.
With the arrival of the Normans, it was mentioned in written sources and its castle described as ingens, remarkable. In 1130 it became a royal castle, a definition used just for the main strategic-military fortresses. During this period, it presented a stratified society and it could boast the presence of one of the oldest Confraternities of southern Italy: the Saint Mary Confraternity. Frederick II of Swabia restored the castle giving his permission to the excavation of a cistern.
The Angevins declarated Montefusco royal and state land “in perpetuum”, that is permanently, and then it was named capital of Principality Ultra. Under the Aragonese kingdom, the Provincial Directed Hearing was established for civil, criminal and military cases.
When, in 1806, under the French, the Principality capital was transferred to Avellino, Montefusco began its decline that will lead it to became the present village.